Sono entrato in carcere perché semplicemente ne avevo un grande timore. Un timore legato certamente ai detenuti, ma anche un timore esperenziale ed egoistico. E quindi volevo e dovevo capire. Le poche volte che ho sognato un carcere, dove io ero il detenuto, mi ha sempre assalito un profondo senso di ansia. Niente di strano vista la mancanza di libertà ed il distacco dagli affetti. Per questo mi interessava capire le dinamiche che si creano, per riuscire a vivere, dovendo lasciare le proprie abitudini. Come si riesce mentalmente a superare le restrizioni, a sostenere la ripetizione delle giornate.
Poi certo anche il timore per le persone che mi sarei trovato davanti, se fossi stato in grado di rapportarmi con loro, di entrare un minimo in sintonia. Per quanto ci riteniamo liberi ed autonomi nel pensiero, il pregiudizio è sempre in agguato. La paura del detenuto, di chi ha commesso un crimine e pensiamo in qualche modo profondamente lontano e diverso. Ma in fondo, a ben guardare, è una questione di confini labili.
Sia se il confine da superare è andare incontro a dei “diversi”, perché poi è potente l'emozione di andare oltre e capire che basta voler scoprire l'altro. E sia che il confine sia quello dell'errore che porta in carcere. A volte le strade e le scelte che si fanno sono paradossali. Le cerchiamo, le proviamo e a volte le vogliamo semplificare perchè fa comodo. A volte è anche questione di fortuna. Ma altre volte dipende anche dal nostro impegno. Credo che sia affatto facile riconoscersi e ritrovarsi.
Ecco allora che le immagini “private” diventano il flusso dei pensieri dei detenuti, un viaggio nel loro passato e futuro divisi da un momento di rottura. Sono quei momenti e ricordi che possono servire da flebile appiglio con il fuori: ripensare, progettare ed ingannare il presente. Ma quelle immagini sono anche il nostro Giano Bifronte, cioè da una parte la manifestazione della nostra realtà che reputiamo libera, ma che a volte ci restituisce dei lampi sulle nostre costrizioni. E dall'altra attimi che rimettono a fuoco il nostro percorso esistenziale e ci forniscono consapevolezza su ciò che stiamo costruendo.
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